Trinco: la Doc Friuli valorizza gli spumanti FVG
Stefano Trinco è l’enologo di Vigneti Pittaro (Codroipo) ed è Presidente della Doc Friuli. Girando l’Italia si scoprono nuove denominazioni per vini spumanti, dalla Sicilia alle Marche, dall’Abruzzo alla Lombardia. In FVG, oltre al Prosecco, una Doc interregionale il cui nome stesso è tutelato dal toponimo della frazione di Trieste, si possono produrre spumanti a piacimento. «La Doc Friuli, infatti, è nata nel 2016 anche per valorizzare i vitigni spumantizzabili, dai classici tre Pinot, allo Chardonnay, alla Ribolla Gialla specificatamente. Spesso la Ribolla Gialla viene prodotta per il nome accattivante, con una capsula gialla, come alternativa al Prosecco, come molti varietali in Italia, senza un disciplinare specifico. Ci sono Ribolle buone e altre no. Con il disciplinare puntiamo a tempi sui lieviti ridotti, per un vino spumante più moderno». Un traguardo che si sta raggiungendo, eppure la nostra tradizione affonda nel passato. Nel 1853 una Ribolla che “imitava lo Sciampagna” fu prodotta a Oslavia e portata ad una fiera a Gorizia: 170 anni! Nel 1857 Francesco Giuseppe stabilì con lungimiranza l’esenzione per “vino spumante imbottigliato in partite intere di almeno cinquanta bottiglie”. «Non era nata l’autoclave, perciò erano metodo Classico ma non sboccati (senza degorgement), rimanevano torbidi e poco accattivanti, col fondo». Facevano esperimenti anche col Terrano e il Refosco… Ne parla anche il barone Babo; a Gorizia nel 1872 ci fu un assaggio di 195 campioni di cui 7 spumanti; alla Fiera del 1888 a Trieste portarono spumanti da Grignano e da Prosecco. «Tutti i vini possono essere spumantizzati, ma attenzione non tutti sono adatti! Se manca la parte primaria, manca la qualità». Nel secondo ‘900 gli appassionati di Champagne provarono a fare spumanti “Champenoise”, si poteva ancora chiamare così. «Sì, Aldo Locatelli ad Angoris (1973), nei primi Anni ’80 Piero Pittaro, Girolamo Dorigo, Vittorio Puiatti e Paolo Rodaro, mentre altri si rivolsero a enologi trentini per il metodo Martinotti (smettiamo di chiamarlo Charmat): Collavini con la consulenza di Paronetto e di Negri, la cantina di Casarsa si fece seguire da Cavazzani e Soini alla Cantina Produttori Cormòns, dove creò il Cormorano! Così si è sviluppata la spumantistica con le prime sperimentazioni. Grazie all’apporto Martinotti di tecnici trentini: tuttora il Castello di Spessa è seguito da Enrico Paternoster, che viene da San Michele all’Adige». Finalmente si va verso una disciplina di una qualità già conosciuta! «Con la varietà autoctona Ribolla Gialla, con i Pinot (nero, bianco e grigio) e lo Chardonnay, sia metodo Classico che metodo Martinotti. È importante convogliare gli spumanti regionali sotto la denominazione Doc Friuli – auspica Trinco -, ad oggi sono solo 20 le aziende, anche perché servono 25 mesi per fare il metodo Classico». Già negli Anni ’80 Pillon al Gran Premio Noè organizzò una Mostra Concorso di vini spumanti e frizzanti. «Certo, in quegli anni fu creata persino l’Associazione spumante classico friulano, con 12 produttori! Non c’erano protocolli, si sperimentava. Formentini usciva sul mercato col “Taxis Bordogna Valnigra”: il cognome della famiglia trentina della moglie! Ma l’80% della produzione era consumata a Natale». E poi? «Prima si è destagionalizzato e poi è stato sdoganato col Prosecco. Una parte del successo dei vini mossi deriva dal fatto che contengono l’anidride carbonica, eccitante per le papille gustative, come l’acqua frizzante e le bibite». La possibilità di scrivere Doc “Friuli” o Doc “Friuli Venezia Giulia” avvicinerebbe anche gli spumantisti del Carso «Perché no? Ci sono Kante e Bajta, ma ottimo è quello di Lupinc! Se si ha buona materia e conoscenza tecnica si fa un bel progetto e un buon prodotto! Farli semplicemente per riempire la gamma, non va bene». Una provocazione: vini mossi come aperitivo, a tutto pasto, ma anche come ingredienti di spritz, di cocktail… «In effetti l’origine dello spritz è “nostra” perché riconducibile agli inizi dell’800, con l’usanza delle truppe austriache di allungare i vini friulani e veneti con acqua, per compensare quella che percepivano come alta gradazione alcolica». Le più importanti aziende regionali che producono alcolici propongono ricette di mixology: invece di scrivere Prosecco, potrebbero dire Prosecco made in FVG, invece di un generico “bollicine” potrebbero indicare Ribolla gialla spumante Doc Friuli? «Il futuro è la contaminazione e vanno colte le opportunità del momento».